Concilio Vaticano II: luce per la Chiesa e per il mondo moderno

CONSIGLIO VATICANO II: LUCE PER LA CHIESA E PER IL MONDO MODERNO

Vincenzo Carbone

Ispirazione dallalto, fiore di primavera inaspettata. (1)

Quando il cardinale Giuseppe Roncalli fu eletto papa, alcuni, a causa della sua età avanzata, suggerirono che il suo sarebbe stato un pontificato di transizione. Non conosciamo i pensieri degli elettori, ma possiamo dire che il disegno di Dio era diverso. Allinizio del nuovo pontificato, mentre molti cercavano di intuire quale sarebbe stata la nota caratteristica, lo rivelò lo stesso Papa.

Tre mesi dopo lelezione, il 25 gennaio 1959, parlando ai cardinali riuniti nella nellaula magna del Monastero benedettino di S. Paolo, Giovanni XXIII ha annunciato la sua decisione di celebrare un concilio ecumenico. La soluzione è nata dallaccertamento della crisi, provocata nella società moderna dal decadimento dei valori spirituali e morali. (2)

Negli ultimi cinquantanni ci sono state profonde trasformazioni, sia sociali che politiche; maturarono nuovi e gravi problemi, che richiedevano una risposta cristiana.

Prima Pio XI e poi Pio XII avevano pensato a un concilio ecumenico e avevano già avviato gli studi preparatori, ma entrambe le iniziative, per vari motivi, furono bloccate.

Diversi anni dopo, Giovanni XXIII, con il suo sguardo concentrato sui bisogni della Chiesa e del mondo, si accinse, con “umile determinazione di iniziativa”, al grande compito, che sentiva come volontà divina . Lannuncio del Consiglio, del tutto inaspettato, ha avuto una vasta eco. Ovunque, dentro e fuori la Chiesa, si accendevano aspettative e speranze. Non senza supposizioni e interpretazioni errate, il Papa ha cercato di correggere immediatamente, specificando gli obiettivi del futuro del Concilio.

Fedele a Dio, senza esitazioni, ordinò che i preparativi andassero avanti. Il 17 maggio 1959, festa di Pentecoste, istituì la Commissione antitapreparatoria, con lo scopo di sollecitare una vasta consultazione, al fine di determinare i temi da studiare.

Dopo aver esplorato il copioso materiale ricevuto, il 15 giugno 1960, festa della Pentecoste, il Papa, con il Superno Dei nutu, tracciò i complessi contorni dellapparato preparatorio.

In due anni di intenso lavoro, gli organismi tecnici allestirono, nella Basilica Vaticana, la grande Sala del Consiglio (3), e le commissioni preparatorie hanno elaborato i piani che sarebbero stati esaminati dal Consiglio.

Ci sono state molteplici difficoltà, e quel primo gruppo non era immune da limiti e difetti, che allora erano, in parte , rimediati dalla presentazione dei temi misti e quella degli emendamenti.

Secondo le indicazioni della commissione centrale, hanno modificato i piani e unificato quelli che trattavano argomenti analoghi.

Su 11 ottobre 1962, festa della Maternità della Beata Vergine Ma ry, è iniziato solennemente il XXI Concilio Ecumenico della Chiesa. Durante la notte era piovuto ininterrottamente, ma al mattino il cielo era di nuovo sereno e il lungo corteo di 2.400 Sacerdoti in Piazza San Pietro è entrato nella Basilica.

Lottantenne Pontefice fu assorbito e commosso; spesso aveva le lacrime agli occhi. Il suo volto si trasformava quando leggeva il discorso “ammirevole” (4). “Essa”, diceva Paolo VI, “sembrava alla chiesa e al mondo una voce profetica per il nostro secolo, e che riecheggia ancora nei nostri ricordi e nelle nostre coscienze per tracciare al Concilio la strada intrapresa “(5).

Il XXI Concilio della Chiesa era aperto! Il lungo cammino è partito con tanta speranza nel cuore di tutti !

Mentre procedevano i lavori preparatori della seconda fase, il 3 giugno 1963, tra le grida universali, morì Giovanni XXIII.

Il 21 giugno gli successe il Arcivescovo di Milano, Cardinale Giovanni Battista Montini, che prese il nome di Paolo VI.

Alcuni preoccupati, altri speravano nel rinvio dellinizio del Concilio. y incertezza, il 27 giugno il nuovo Papa ha confermato linizio del Concilio per settembre, con linizio della seconda fase che ha avuto inizio il 29 dello stesso mese (6).

Il Concilio è proseguito con molteplici difficoltà di vari tipi. In primo luogo, i temi della giornata erano numerosi e complessi; si è trattato della vita della Chiesa, dei fratelli separati, delle religioni non cristiane, dellumanità in generale; e alcuni di questi sono stati discussi per la prima volta in seno al Consiglio. E, nelle discussioni, si sono confrontate diverse formazioni, mentalità ed esperienze.

Il dibattito, quindi, ha avuto toni vivaci, ma è stato sempre animato dalla fede dei Padri e dal comune desiderio di trovare la verità e expressit nella forma più adatta.

Nellardore delle discussioni cerano anche atteggiamenti poco sereni e opinioni divergenti, ma non si può dire che il Consiglio fosse luogo di discussioni tra tendenze conservatrici e progressiste. Giovanni Paolo II, che fu uno dei Padri conciliari e partecipò attivamente ai lavori, afferma: “In verità, sarebbe molto ingiusto per lintera opera del Concilio, per alcuni, ridurre quellevento storico a unanaloga opposizione tra gruppi rivali. la verità del Concilio è molto diversa “(7). La strada era lunga e non priva di difficoltà, ma portava, sotto la guida dello Spirito Santo, alla luce della verità.

L8 dicembre 1965, in una mattina gelida, ma con un cielo soleggiato , Paolo VI, nel cortile della Basilica di San Pietro, dopo aver consegnato sette messaggi, (per i leader mondiali, gli uomini di pensiero e di scienza, gli artisti, le donne, i lavoratori, i poveri, i malati ei sofferenti, i giovani), closedVatican II (8). Ha comunicato la fase difficile e delicata del suo compimento.

Scopi e spirito del Vaticano II

Giovanni XXIII voleva un Concilio pastorale e uno di rinnovamento. Questo pensiero del suo è stato interpretato da alcune persone in un senso distorto e limitato.

Nella sua prima enciclica Ad Petri Cathedram, il 29 giugno 1959, sostenne che il Concilio era inteso principalmente a promuovere laumento della fede, il rinnovamento delle tradizioni, e laggiornamento della disciplina ecclesiastica.

Ciò avrebbe costituito uno spettacolo di verità, unità e carità, e due Poteva essere per i fratelli separati un invito allunità voluta da Cristo (9).

Nella riunione della commissione antipreparatoria, il 30 giugno 1959, il Papa ripeteva: “Si convoca il Concilio, primo tutto perché la Chiesa cattolica si propone di acquisire nuovo vigore per la sua missione divina. Perennemente fedele ai sacri principi su cui si regge e allimmutabile dottrina affidata dal Divino Fondatore, la Chiesa sempre seguendo le orme dellantica tradizione, intende rafforzare la vita e la coesione di fronte alle molteplici contingenze e situazioni quotidiane, e stabilirà norme efficaci di condotta e attività. Pertanto, di fronte a tutto il mondo, apparirà nel suo splendore. “

Il Papa, quindi, ha elevato la preghiera al Signore, in modo che davanti al nuovo ribollire di fervore e di opere nella Chiesa cattolica , anche i fratelli separati sentirebbero un nuovo richiamo allunità (10).

La parola “pastorale”, nella mente del Papa, non si limita a qualcosa di pratico, separato dalla dottrina: è inconcepibile avere pastorale senza dottrina, che è il primo fondamento.

Lignoranza, il disprezzo e il disconoscimento della verità sono la causa e la radice di ogni male, che disturba gli individui e le popolazioni.

Tutti sono chiamati ad abbracciare la dottrina del Vangelo; rigettandola, sono in pericolo tutti i fondamenti della verità, dellonestà e della civiltà. Giovanni XXIII esorta, quindi, a presentare la verità con diligenza e ad acquisire la conoscenza che ha a che fare con la vita celeste: “Allora, solo quando abbiamo raggiunto la verità che viene dal Vangelo e che deve essere tradotta nel pr actice oflife, può la nostra anima assaporare il tranquillo possesso della pace e della gioia “(11).

Aprendo il Concilio, il Papa l11 ottobre 1962 dichiarò che lo scopo principale era quello di mantenere e insegnare nella forma più efficiente la sacra consegna della dottrina cristiana; e ha indicato le linee di questo esercizio magisteriale.

Lauspicato rinnovamento della vita e della missione della Chiesa deve avvenire nella fede dei sacri principi, alla dottrina immutabile, seguendo le orme dellantica tradizione: ” Il Concilio vuole trasmettere una dottrina pura e integrale, senza attenuazioni o distorsioni. “

Questa dottrina sicura e immutabile, fedelmente rispettata, deve essere approfondita e presentata in modo da rispondere alle esigenze del nostro tempo. Il Papa distingue tra la sostanza (dottrina intera, precisa e immutabile), “fidele obsequium est praestandum”, e la forma (la presentazione), (quae cum magisteriom cuius indoles praesertim pastoralis est, magis congruat) “(12).

La pastoralità del Vaticano II consiste nello studio e approfondimento della dottrina, esprimendola in modo che possa essere meglio compresa, accettata e amata.

Senza pronunciarsi con sentenze dogmatiche e straordinarie, il Vaticano II lavrei espresso, con la voce della carità pastorale, insegnando su tante questioni che attualmente occupano la coscienza e lattività delluomo; non si sarebbe riferita unicamente allintelligenza speculativa, ma avrebbe parlato alluomo di oggi, chiunque egli è. Un Magistero, quindi, in cui risplende la nota del ministero pastorale (13).

Il rinnovamento non vuole essere una rottura con il passato o unopposizione a momenti storici, ma come una crescita, un perfezionamento del buono sempre ac tive in theChurch.

Paolo VI afferma che Giovanni XXIII “non ha voluto attribuire alla parola programmatica di” rinnovamento “il significato che alcuni vogliono darle, ma acconsente a vedere con un senso di proporzione secondo lo spirito del mondo tutto nella Chiesa: dogmi, leggi, strutture, tradizioni, mentre era vivo e in lui il senso di stabilità dottrinale e strutturale della Chiesa e per farlo imperare sul suo pensiero e opera “(14).

In linea con il discorso pastorale, Giovanni XXIII indica che dobbiamo opporci con spirito misericordioso agli errori. Alla severità egli preferisce “la medicina della misericordia”.

Dottrina fuorviante, opinioni e concetti pericolosi hanno dato frutti così mortali che gli uomini sono già pronti a condannarli. In questo modo è meglio mostrare loro, con un insegnamento positivo, la sacra verità, in modo tale che, illuminati dalla luce di Cristo, possano “ben comprendere chi sono veramente, la loro dignità ecclesiale, la loro fine” ( 15). Negli obiettivi pastorali del Vaticano II, riprende il dialogo tra Fratelli separati e mondo moderno. Lintera famiglia cristiana non ha raggiunto pienamente e perfettamente lunità visibile della verità; “la Chiesa cattolica ritiene suo obbligo lavorare attivamente affinché si raggiunga il grande mistero di quellunità, che Gesù ha invocato con ardente preghiera al Padre celeste nellimmensità del suo sacrificio”.

Uomini – afferma il Papa – non può, senza laiuto dellintera dottrina rivelata, raggiungere una completa e forte unità di anime, che è la vera pace e la salute eterna. Da qui la sollecitazione della Chiesa a promuovere e difendere la verità (16).

Il Magistero del Vaticano II

I concili sono le pietre miliari del cammino della Chiesa. Inscrivono nella sua vita, con lapprofondimento della dottrina, le riforme liturgiche e disciplinari, la scelta dei mezzi più adatti allevangelizzazione.

Un Concilio apre sempre una nuova epoca, in cui la Chiesa fa un passo verso il futuro e avanza nella sua missione.

Notevole è anche lafflusso del Consiglio sulla società civile. Chestertons ha detto: “Tutta la nostra civiltà è il risultato delle decisioni del Concilio. La storia dellEuropa non sarà mai scritta con logica se non prendiamo atto dei valori dei Concili”.

Il Vaticano II ha stabilito un punto di riferimento nella vita della Chiesa quotidiana, aprendole, sotto la brezza dello Spirito Santo, un nuovo cammino.

Assunse posizioni importanti sui temi e offrì alla Chiesa ricchi documenti di dottrina e di azione: quattro costituzioni (una liturgica, due dogmatica e una pastorale), nove decreti e tre dichiarazioni.

Un link collega questi documenti, che formano un “corpo” organico di dottrina e di diritto per il rinnovamento della Chiesa.

Le quattro Costituzioni consentono lesatta interpretazione del decreto e delle dichiarazioni, che vengono applicate a vari settori della vita della Chiesa, gli insegnamenti del Concilio.

E un metodo selettivo e la lettura parziale, limitata alluno o allaltro testo, non consente una valutazione di tutto il tè consiliare ching, ovvero di una falsa interpretazione ed è motivo di errate applicazioni.

Il pensiero fondamentale, che pervade tutti i documenti, è il rinnovamento, con limitazione più forte e viva di Cristo, che è il centro della Chiesa e ravviva tutti con il suo spirito.

Il Vaticano II è definito come il Concilio “della Chiesa”, “di Cristo”, “delluomo”. In verità, queste definizioni significano lenfasi data a vari temi; devono essere intesi non in senso esclusivo, ma integralmente. In effetti, il rapporto tra ecclesiologia, cristologia e antropologia del Vaticano II è molto forte.

Il tema centrale è la Chiesa. A partire da questo, il Concilio ha esplorato il mistero, delineato il disegno divino della costituzione, approfondito la natura, illustrato la missione, rivalutato la vocazione dei laici e la loro parte nella missione del Popolo di Dio (17).

Linsegnamento ecclesiologico trova sviluppo e applicazione nei decreti sullattività missionaria, lufficio pastorale dei vescovi, il ministero e la vita sacerdotale, lapostolato dei laici, lecumenismo, il rinnovamento della vita religiosa; e nelle dichiarazioni sulleducazione cristiana, i rapporti con le religioni non cristiane, la libertà di religione.

Una profonda realtà cristologica e pneumatologica, la Chiesa rivelandosi, rivela Cristo, di cui è la manifestazione visibile e realizza il “corpo” nel tempo.

Pertanto, il Magistero del Vaticano II, pur concentrandosi principalmente sulla Chiesa, vira, in ultima istanza, su Cristo, sul rapporto della Chiesa con Cristo e delluomo con Cristo.

Aprendo il secondo periodo del Concilio, il 29 settembre 1963 Paolo VI dichiarò: “Possa questo Concilio avere sempre in mente il rapporto tra noi e Gesù Cristo, tra la Chiesa santa e viva e Cristo. Non lasciare altra luce risplende su questa assemblea, che non è il Cristo, luce del mondo “(18).

Il riferimento a Cristo anima in modo speciale le costituzioni di DeiVerbum e Sacrosanctum Concilium. Indicano nella parola di Dio e nella liturgia le forme fondamentali di presenza del Signore e ne favoriscono il rinnovamento per consentire ai fedeli di partecipare maggiormente allalimentazione spirituale, che proviene dalla parola di Dio e dalla liturgia. La Chiesa è per gli uomini e dagli uomini, “si sente veramente e intimamente unita allumanità” (19).

“La Chiesa”, dice Giovanni Paolo II- “attraverso il Concilio, non ha voluto chiudersi dentro stesso, riferirsi ad esso solo, ma al contrario, ha voluto aprirsi più pienamente “(20).

Infatti il Concilio, dopo aver approfondito il mistero della Chiesa, si è interessato alla modernità mondo, delluomo fenomenale, come si presenta oggi.

La missione di evangelizzazione e di salvezza ha spinto il Concilio a superare le distinzioni e le fratture, per rivolgersi a “intere famiglie umane nel contesto di tutte quelle realtà in cui si vivere “(21).

Si trattava di un dialogo, per portare a tutta la famiglia umana la salvezza, per collaborare per il loro vero bene e alla soluzione di gravi problemi, alla luce del Vangelo.

La costituzione Gaudium et Spes espone la dottrina cattolica su grandi temi: vocazioni delluomo, dignità della persona umana, ateismo, attività umana, matrimonio, unno ger, culutre, vita socio-economica, pace, guerra, comunità di popolazioni.

Lumanesimo laico, chiuso nellordine naturale, si oppone al cristianesimo, aperto alla trascendenza, che presenta la concezione teocentrica delluomo, ricordata per ritrovarsi nella luce e nello splendore di Dio (22).

La ragione sublime della dignità umana consiste nella vocazione delluomo alla comunione con Dio: divenire per Cristo e in Cristo Figlio di Dio. Creato da Dio, luomo è chiamato a Dio, a Lui è destinato e “non può ritrovare se stesso completamente, se non per un dono sincero da parte sua” (23).

Pertanto il Concilio si riferisce a tutti gli uomini e invita ad accogliere la luce del Vangelo.

Il Vaticano II, affermava Giovanni Paolo II, “resta levento fondamentale della vita della Chiesa contemporanea; fondamentale per lapprofondimento della loro ricchezza donata da Cristo; fondamentale per la contatto fecondo con il mondo contemporaneo in una prospettiva di evangelizzazione e di dialogo a tutti i livelli con tutti gli uomini di coscienza attenta “(24).

Il Concilio ha posto le premesse del nuovo cammino della Chiesa società incontemporanea. Pur essendo la stessa di ieri, la Chiesa vive e realizza in Cristo il suo “oggi”, che ha preso il volo soprattutto dal Vaticano II (25). Essa “ha preparato la Chiesa al passaggio dal secondo millennio al terzo millennio dopo la nascita di Cristo” (26).

(2) Cfr. Acta et Documenta … I, vol. I, pagg. 3-5.

(3) Cfr. Aula Sancta Concilii, a cura della Segreteria Generale del Concilio Ecumenico Vaticano II, Tipografia Poliglotta Vaticana 1967.

(4) Così lha definita Giovanni Paolo II nellomelia dell11-10-1987, durante la concelebrazione in San Pietro per il 25 ° anniversario dellinizio del Concilio: cfr Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. X, 3,1987, p.831.

(6) Cfr. riscritto dal Segretario di Stato, Cardinale Amleto GiovanniCicognani, 27-6-1963: Acta Synodalia …, vol. II, pars I, p.9.

(7) Discorso alla Curia Romana, 22-12-1992: AAS, 85 (1993), p. 1015.

(8) Cfr Acta Synodalia …, vol. IV, parr VII, 1978, pp. 885-886.

(9) Cfr Acta et Documenta … I, vol. I, pp. 34 ss.

(10) Ibid., pp. 41-42.

(11) Ad Petri Cathedram, AAS, 51 (1959), p. 502.

(12) Discorso dell11 ottobre 1962: Acta Synodalia …, vol. I, pars I, 1970, pp. 170-171.

(13) Cfr. Discorso di Paolo VI, 7-12-1965: Acta Synodalia …, vol. IV, par. VII, 1978, p. 660.

(15) Cfr. Act a Synodalia …, vol. I, pars I, pp. 172-173.

(16) Ibid., P. 173.

(17) Cfr. Lumen Gentium.

(18) Acta Synodalia …, vol. II, pars I, p. 187.

(19) Gaudium et Spes …, n.1.

(20) Discorso del 7-12-1985 ai Padri del Sinodo dei Vescovi: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VIII, 2, 1985, p. 1443.

(21) Gaudium et Spes …, n. 2.

(22) Cfr. Ibid., N. 22.

(23) Ibid., N. 24.

(24) Discorso del 30-5-1986 ai partecipanti al convegno organizzato dai francesi Scuola a Roma sul Vaticano II: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. IX, 1, 1986, p. 1724.

(25) Giovanni Paolo II, discorso alla Curia Romana, 22-12-1992, AAS, 85 (1993), p. 1014.

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